Skip to main content

Autore: Psicoradio

Psicoradio con… gelato!

916
Intervista col vampiro
Come illuminare il proprio lato oscuro e farne un punto di forza

Steve Sylvester, cantante dei Death SS, parla con Psicoradio del suo rapporto con il mondo dell’orrore e dell’esoterismo e dà un consiglio ai ragazzi che si sentono diversi: fatene la vostra forza.

 

917
Spaccare tutto e ritrovare se stessi
La dottoressa Annarita Atti, psichiatra e docente dell’università di Bologna, spiega l’anoressia, le sue cause e i possibili rimedi

I casi di anoressia e altri disturbi del comportamento alimentare sono in costante aumento, si stima che ne soffrano 3 milioni di italiani (Osservatorio ABA e ISTAT). Ne parliamo con la dottoressa Annarita Atti.

 

918
Dreamscapes
Suoni ambientali registrati e l’interpretazione dei sogni di Freud convergono nel progetto dell’artista sonoro

L’artista Emiliano Battistini presenta i suoi Dreamscapes, paesaggi sonori onirici ispirati alle teorie di Freud sul sogno visto come manifestazione di desideri.

 

919
Scrittura creativa: ritrovarsi con la scrittura
Un’intervista creativa a Marinette Pendola

Marinette Pendola, insegnante di scrittura creativa e scrittrice, parla con Psicoradio della sua passione e dei motivi per cui ha iniziato a scrivere.

 

920
La risata di Joker ritorna in sala a ottobre
In attesa del sequel, rinfreschiamoci la memoria col primo film

Joker è una persona normale con un disturbo psichico: non controlla la sua risata. Le persone attorno a lui lo deridono e umiliano finche non ne può più e… Il sequel inizia con un Joker internato nel manicomio di Arkham.

 

921
La rabbia dei piccoli non è una piccola rabbia
Intervista alla pedagogista Chiara Borgia

La pedagogista Chiara Borgia ci parla della rabbia dei bambini, spesso classificata come capriccio, ma che in realtà è un’emozione innata che viene utilizzata per esprimere i propri bisogni.

 

922
Altrimenti ci arrabbiamo…
Seconda parte dell’intervista alla pedagogista Chiara Borgia sul tema rabbia nei bambini

La seconda parte dell’intervista con Chiara Borgia, in cui ci spiega che la rabbia nei bambini può anche essere fondamentale nella costruzione di una propria autostima.

LA NATURA FA BENE AL CORPO E ALLA MENTE

La Terapia forestale

Si può praticare in una foresta, ma anche in un bosco: l’importante è il silenzio e la piena immersione nella natura con tutti i nostri sensi. È la terapia forestale, introdotta dalla psicologa del Cai Annarita Piazza nella prima parte della puntata. “Questa terapia è particolarmente consigliata per i disturbi depressivi e ansiosi, ma funziona molto bene per tanti altri disturbi ed ha effetti benefici sul sistema immunitario”, **spiega.

Risultati confermati da una recente ricerca condotta dal CNR e dal Club alpino italiano, che ha provato come alcune componenti dei profumati oli essenziali emessi dalle piante abbiano l’effetto di ridurre i sintomi dell’ansia. La ricerca è stata condotta in 39 siti italiani tra montagna, collina e parchi urbani, e ha coinvolto centinaia di partecipanti e luoghi di tutta Italia e pubblicata sull’International Journal of Environmental Research and Public Health.

Il Trekking urbano

“La bellezza di questa attività è quella di uscire fuori dai nostri ruoli, in certi casi molto strutturati, e poter avere una relazione informale con chi partecipa. Ringrazio chi mi dà la possibilità di passare questi momenti in mezzo alla natura durante la settimana lavorativa”. Sono queste le parole che l’operatrice Francesca Scali ha scelto per descrivere l’attività del trekking urbano in questa puntata.

Si tratta di passeggiate in zone verdi come parchi e colli, semplici e adatte a tutte le età e forma fisica. Un progetto che “rientra nella progettualità PACo (Progetti Attività di Comunità) – spiega l’altro operatore. Giovanni Comuzzo – sostenuti dal Dipartimento di Salute Mentale di Bologna, in collaborazione con le cooperative che fanno parte del consorzio Indaco e associazioni, fra le quali ‘Non andremo mai in TV’.” Possono quindi partecipare gli utenti in carico ai Centri di Salute Mentale e i volontari delle associazioni bolognesi.

Per chi abita a Bologna: superata la pausa estiva, il ritrovo sarà due giorni alla settimana; per partecipare o per informazioni, scrivere alle mail giocomuzz60@gmail.com o f.scali@ilmartinpescatore.org, oppure chiamare i numeri 329 5699016 o 324 8868647.

Tanti alcolismi quanti alcolisti

 

“Parliamo di alcol per parlare di altro, parliamo di altro per parlare di alcol” è una citazione dello psichiatra Vladimir Hudolin, che ha creato i CAT, club alcologici territoriali. Li andremo a scoprire in questa puntata con Patrizia Guccini, responsabile del CAT di Bologna.

I club sono luoghi piccoli e protetti dove si incontrano persone e famigliari che condividono una problematica con l’alcol. Solitamente arrivano già con gravi dipendenze e percorsi riabilitativi alle spalle; qui prendono coscienza del forte legame che hanno con la sostanza e cercano, attraverso le relazioni, di rescindere questo legame, avendo come scopo la piena sobrietà.

Gli operatori del CAT si chiamano “servitori insegnanti” perché “si prendono cura dei partecipanti attraverso l’ascolto e sono pronti a intervenire anche in prima persona nelle discussioni”, ci spiega Guccini.

Le associazioni CAT sono presenti in tutta Italia, potete trovare le informazioni della sede di Bologna nella pagina AMA del sito dell’Ausl di Bologna.

Come viviamo le emozioni a Psicoradio

La recente (ed attesissima) uscita nelle sale del sequel di Inside Out ha suscitato un’ondata di spunti di riflessione all’interno della Redazione di Psicoradio.

Ciascun redattore ha infatti scelto di mettersi letteralmente a nudo raccontando le proprie impressioni riguardo alle emozioni che quotidianamente sperimenta e donandoci perle di saggezza, nonché intriganti introspezioni su se stesso ed in particolare sugli effetti che questa o quell’emozione produce su un ricco vissuto interiore.

Da chi si definisce addirittura terrorizzato da emozioni tradizionalmente considerate positive, come la gioia o l’amore – “La felicità e l’amore mi terrorizzano, soprattutto per come ho vissuto il dolore derivante dalla fine delle relazioni sentimentali”, racconta Tomaso – a chi fatica a tenere a bada la rabbia e a chi teme di farsi sopraffare dalla tristezza o dall’ansia.

L’emozione che più mi spaventa è la tristezza, perché tra tutte è quella che ti rende più passivo e io ho il terrore di spegnermi. Finché sono in grado di provare rabbia, significa che sono viva”, rimarca Giulia. Sia lei, sia Alberto dichiarano “di non sopportare le ingiustizie e i soprusi”. Alberto aggiunge poi che “la paura è l’emozione che più lo spaventa, perché ottenebra la mente e non ti permette di essere la persona che sei realmente”.

Il rapporto di Vittorio con la rabbia è ancora abbastanza controverso. Vorrebbe “provare rabbia come una persona normale, avendo quei due/tre minuti di sfuriata”, mentre invece “quando si arrabbia sul serio perde completamente il controllo”.

Vi regaliamo dunque una raccolta di intime confessioni su ciò che rimane forse troppo spesso celato nei meandri della nostra psiche, attraverso le voci dei nostri redattori.

“Questa sentenza ha ammazzato un’altra volta mio zio”

In questa puntata vi aggiorniamo in merito a una vicenda di cui ci siamo occupati fin dal primo momento, quella del maestro Francesco Mastrogiovanni.

Mastrogiovanni fu ricoverato con un TSO e deceduto il 4 agosto 2009 dopo 87 ore di agonia, legato mani e piedi a un letto del reparto psichiatrico del “San Luca” di Vallo della Lucania; in quell’estate caldissima, Mastrogiovanni fu lasciato senza bere e senza mangiare per quattro giorni. Ad accorgersi dei segni sul suo corpo fu per primo il medico legale, il quale, non richiedendo l’autopsia ma disponendo l’esame autoptico, fece aprire il caso.

La battaglia portata avanti dalla famiglia ha condotto a un lungo iter giudiziario: inizialmente furono condannati in primo grado solo i medici, assolti gli infermieri; la Corte d’Appello di Salerno condannò invece tutti i sanitari coinvolti (sei medici e undici infermieri) con l’accusa di omicidio colposo, sequestro di persona e falso ideologico in cartella. Nel 2018 la Corte di Cassazione confermò poi tutte le pene, ad esclusione del reato di morte come conseguenza del sequestro di persona, caduto in prescrizione.

Grazia Serra, nipote di Franco Mastrogiovanni, ha combattuto in tanti modi in tutti questi anni: “Noi abbiamo sempre detto, come familiari, che non ci auguravano assolutamente il carcere per queste persone. Ciò che fa male e che poteva essere importante era che, almeno simbolicamente, queste persone smettessero di fare il lavoro che stavano facendo”, dichiara a Psicoradio, riferendosi a una sospensione temporanea della loro attività.

La famiglia Mastrogiovanni aveva anche avviato un processo civile per ottenere un risarcimento: notizia di questi giorni è che la Corte d’Appello di Salerno ha rigettato la richiesta. “Ha fatto male leggere le motivazioni di questa sentenza. Si dice che la contenzione era blanda, che mio zio poteva alzare il torace, mettere le gambe per terra. La sua non sarebbe stata una morte ‘lenta’ ma improvvisa. Eppure, sappiamo che non è così, perché c’è un video che mostra chiaramente l’agonia di mio zio”.

Il podcast su Spreaker.

Come sopravvivere all’estate

 

“Io credo che una guida alla sopravvivenza all’estate possa essere molto utile, perché è uno di quei periodi che per noi possono essere critici.”

A parlare è Giulia, redattrice di Psicoradio. Qui in redazione l’estate non è molto apprezzata: il caldo, la solitudine, non potersi permettere le vacanze, la distanza dai luoghi dell’infanzia possono portare con sé molte difficoltà. Per questo, redattori e redattrici di Psicoradio hanno pensato di condividere con gli ascoltatori e le ascoltatrici i loro migliori consigli per  “sopravvivere” alla stagione più torrida.

Da chi si ingegna in cucina per preparare dei manicaretti senza usare forno o fornelli a chi scappa nei Paesi del Nord, da quelli che si ricollegano con i contatti persi grazie ad Internet a quelli che si buttano a capofitto nelle loro passioni ed hobby, c’è un consiglio adatto a tutti.

Non solo! Abbiamo preparato anche una lista delle cose che “sarebbe meglio non fare”, anche per sorridere un po’ insieme:  “non asciugatevi i capelli con il phon” suggerisce Lucia, “non rimuginate su ciò che va male” rimarca Giulia, “non restate tutto il tempo stravaccati sul divano” prosegue Serena, “non uscite nelle ore più calde” ammonisce Vittorio e così via…

Potreste invece provare ad organizzare qualche gita con le persone a voi care, oppure ballare al ritmo della musica che più vi piace per non pensare al caldo, o ancora trovare un amico peloso da coccolare (non è efficace contro il caldo, ma contro la solitudine certamente!).

Per gestire le caldi notti  d’estate, vi lasciamo anche una breve lista di film da guardare da soli o in compagnia, magari su una coperta sotto le stelle.

Per il resto, se vi sentite soli, sappiate che Psicoradio non vi abbandona nemmeno d’estate e potrete continuare ad ascoltarci alla radio e sul nostro sito!

Un altro mondo è possibile

 

“I suicidi in carcere sono un campanello d’allarme (…) nel 2022 c’è stato il picco, i famosi 84 morti, e quest’anno, ahimè, siamo già a 44 sucidi e siamo solo  a metà dell’anno (…) . Ci segnalano un malessere diffuso (…) di poca speranza, quell’ideologia di buttare via le chiavi, forse non ci si rende conto, ma dentro le istituzioni detentive acquisisce un valore ancora più drammatico”.

A parlare, nella prima parte della nostra puntata, è Michele Miravalle, esperto di carcere e di psichiatria dell’Osservatorio Antigone, associazione  che da molti anni si occupa delle persone detenute nelle carceri. Continua Miravalle: “Se noi mettiamo in carcere una persona in situazioni già di fragilità individuali, magari legata alla perdita di legami familiari o a storie d’immigrazione particolarmente difficili, se noi a tutto questo aggiungiamo un messaggio negativo che arriva forte dall’esterno, dicendo tu non vali niente, tu ti meriti di marcire in galera, beh questo è un cocktail che può far esplodere quel dramma individuale, fino a far pensare al gesto anti-conservativo”.

Nell’intervista, che potrete ascoltare interamente in una delle prossime puntate, abbiamo chiesto a Miravalle come è possibile tanta disperazione, e cosa si può fare per cambiare questa situazione.

Ma il carcere, così come viene attuato e vissuto, è l’unica soluzione? No, un altro mondo è possibile! E per questo vi proponiamo una puntata di qualche anno fa con l’intervista a Don Ettore Cannavera, fondatore de “La Collina”, una comunità che ospita ragazzi in alternativa al carcere. Ventitré anni trascorsi come cappellano all’interno del carcere minorile di Quartucciu, in provincia di Cagliari, da cui si è dimesso nel 2015 per sottolineare l’inadeguatezza del sistema penitenziario minorile italiano impostato solo sulla custodia dei ragazzi e non su una visione realmente pedagogica e rieducativa.

“La recidiva del carcere è del 70/%, che scende al 4% tra gli ospiti della Comunità” – spiega il sacerdote- “La differenza è che mentre i luoghi di detenzione sono repressivi, “La Collina” ha come fine la riabilitazione e il reinserimento sociale. Qui i ragazzi possono esprimere se stessi nelle relazioni con gli operatori e il contatto con l’esterno”. Inoltre le spese di gestione dei giovani rei, che scontano la loro pena presso “La collina”, sono molto più basse”.

Buon ascolto!

foto di: amaralneto2000

Far tacere le voci interiori

Vi riproponiamo “Storia della mia cura”, una trasmissione prodotta da Psicoradio, per raccontare in tre puntate una lunga cura, non ancora terminata, che è riuscita (anche) a far tacere cattive voci interiori. 

A cura di
Lorenzo Albini
M. Cristina Lasagni
Mariangela Pierantozzi

ASCOLTA STORIA DELLA MIA CURA SU SPREAKER

Potete anche ascoltare le puntate sul sito di psicoradio

PUNTATA 1

PUNTATA 2

PUNTATA 3

CONTENUTI EXTRA

Ad un certo punto della sua vita, a Lorenzo viene a mancare la terra sotto i piedi. Quando comincia a sentire voci cattive e minacciose, tutto quello che prima era normale diventa difficile, impossibile: studiare, lavorare, avere una vita sociale… Finché il padre si rende conto della sua sofferenza e gli propone di incontrare una dottoressa, la psichiatra e psicanalista Mariangela Pierantozzi. Inizia così un percorso che dura da venti anni e prosegue ancora oggi, con Lorenzo redattore a Psicoradio. Questa è, insomma, la storia di una cura.

È una storia un po’ speciale. Sono infatti molti i testi in cui uno psicoterapeuta racconta un caso clinico, ma sono davvero rare le storie che, come in questa trasmissione, sono raccontate a due voci: la voce di chi cura e quella di chi è curato. 
Questa è anche la storia di una straordinaria alleanza terapeutica: Lorenzo non si è mai arreso al suo male, ha cercato di capirne le radici e combatterlo, ha voluto con forza “guarire” e non ha mai mancato una seduta; la sua dottoressa non ha mai smesso di credere nella possibilità che Lorenzo potesse cambiare e stare meglio.

In questo programma, Lorenzo e la dottoressa Pierantozzi indagano i passaggi più importanti di una lotta non ancora terminata. Tra questi, nove anni fa, l’ingresso di Lorenzo a Psicoradio proprio su suggerimento della sua terapeuta, che cercava di ampliare la vita sociale e culturale del suo paziente. Ed è a Psicoradio che finalmente Lorenzo smette di sentire le voci, anche se la sua battaglia per una vita migliore non è ancora terminata.
La dottoressa Pierantozzi ci fa entrare nel mondo difficile e straordinario della cura psichica, e spiega come una persona e la sua famiglia possano riconoscere i primi campanelli di allarme, in modo da intervenire subito. Perché, nei disturbi psichici, diagnosi e cura precoce sono importantissimi e possono evitare anni di sofferenza. Per questo è molto importante parlarne.

Questa storia fa riflettere su cosa significhi oggi curare ed essere curati, soprattutto quando si tratta di un disturbo psichico: misterioso, invisibile, inquietante.
Per i romani la parola latina “cura” indicava sollecitudine, preoccupazione per qualcuno. Oggi, invece, anziché momento di vicinanza e attenzione, la cura si è trasformata sempre più spesso in prescrizione di farmaci fatta guardando un monitor; invece di accogliere, troppo spesso rischia di respingere o far paura.

Per questo sono tantissime le persone che fingono di non accorgersi che qualcosa non va nel loro equilibrio psichico, o in quello dei loro familiari. Persone che, pur stando male, hanno una paura ancora più grande: cosa succederà se entreranno nel circuito della psichiatria? Rimarranno in balia di psicofarmaci che rischiano di cambiare il corpo e la mente? E se si tratta di una psicoterapia, vedranno smantellate una dopo l’altra le difese faticosamente costruite per mantenere un equilibrio e resteranno nude, esposte nella propria sofferenza?
Però, una cura vera non assomiglia a niente di tutto questo, anzi, è piuttosto il contrario. Una cura vera è un incontro, e non bastano i farmaci, ha bisogno di molto di più: ci vogliono tempo, attenzione, generosità, coraggio e un mondo intorno fatto anche di lavoro, amicizie, cultura…

Ed è allora che può davvero cambiare la vita.

5 X 1000 a Arte e Salute APS

Per sostenere Psicoradio e il lavoro della nostra redazione contro lo stigma potete donare il vostro 5 X 1000 all’associazione Arte e Salute APS. Oltre a Psicoradio, Arte e Salute lavora nell’ambito del teatro, in particolare il teatro di prosa, il teatro ragazzi e il teatro di figura. La sua  attività è in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda USL di Bologna con l’obiettivo di migliorare l’autonomia e la qualità della vita delle persone che soffrono di disturbi psichiatrici.

Per donare il 5 X 1000, potete inserire nel modulo della dichiarazione dei redditi (730, CU, Unico) il nome Arte e Salute APS codice fiscale 02049631209 nello spazio dedicato alle associazioni non lucrative.

Canzoni Psi compilation Volume 2

A Psicoradio sono arrivati sei nuovi redattori e redattrici ad arricchire e rinnovare la nostra redazione! Hanno iniziato la fase formativa e si sono immersi in questo nuovo mondo. Quindi, in queste settimane, stanno apprendendo il lavoro di redazione.

Per questa puntata abbiamo deciso di proporvi il secondo volume della compilation di canzoni che Psicoradio definisce “psi” ovvero brani che hanno a che fare in senso lato e in tanti modi diversi con il mondo della psiche.

Se ricordate, un paio di mesi fa, Psicoradio vi ha proposto il volume 1.  Lì troverete anche la lista dei pezzi e potrete riascoltarlo tutte le volte che volete.

Questa invece è la lista delle canzoni e degli autori del volume 2 della compilation che ascolterete in questa puntata:

 Fool On The Hill – Beatles

Je so’ pazzo – Pino Daniele

Simu Li Pacci – Après La Classe

Hey Dottore – Prozac+

Un Matto (Dietro ogni scemo c’è un villaggio) – Fabrizio De Andrè

Shine On You Crazy Diamond – Pink Floyd

Immagine di copertina:

Particolare della copertina dell’album Magical Mystery Tour dei Beatles

“Fame d’aria”, l’ultimo romanzo di Daniele Mencarelli

 

“Anche mentre cammina, non si può non notare il leggero dondolamento (…) le dita della mano sinistra non smettono mai di passare e ripassare sulla coscia (…) un gesto meccanico, una stereotipia. Così dissero a Pietro e Bianca i dottori, ormai tanti anni fa”. Questo brano è tratto dall’ultimo romanzo di Daniele Mencarelli “Fame d’aria, pubblicato nel 2023 da Mondadori. Due redattori di Psicoradio, Claudio e Rosanna, la scorsa estate hanno letto il libro, e poi si sono incontrati per discuterne. Nella parte finale della puntata sentirete le loro riflessioni.

Daniele Mencarelli ha conosciuto il disagio psichico, nei suoi libri precedenti ha raccontato alcuni momenti della sua vita legati a questa sofferenza. Tra i suoi libri ricordiamo “Tutto chiede salvezza”, che nel 2020 ha vinto il Premio Strega Giovani, da cui è stata tratta l’omonima serie Netflix. In “Fame d’aria” Mencarelli cambia registro e scrive un romanzo non più legato alla sua vita personale, ma ci parla dell’enorme difficoltà di chi deve crescere un figlio che rientra nello spettro autistico, dell’abbandono da parte dello Stato che non fornisce il sostegno economico per far fronte alle costose cure specialistiche necessarie. Il romanzo è quasi una discesa agli inferi di Pietro, padre di Jacopo, che vive la disperazione di questa drammatica situazione, che si concluderà con due importanti colpi di scena.

Ecco una delle considerazioni di Claudio e Rosanna: “Ogni libro che ho letto credo abbia lasciato come una scia nella mia vita, più o meno visibile. Questo libro cosa ti ha lasciato, Rosanna?” – “Una grande consapevolezza del fatto che ci sono milioni di persone che attraversano momenti veramente difficili, ma per contro c’è la possibilità di dare una svolta, anche in situazioni molto dure”.

Foto di Pexels

 

Storie di genitori coraggiosi: Antonio e la sua voglia di indipendenza

“Per me Antonio non è morto, è andato via per un viaggio molto lontano e lo sento ancora presente” ci confida nello studio di  Psicoradio Marie Francoise Delatour, la madre di Antonio. “Ho veramente l’impressione di aver sofferto assieme a lui, e non ho percepito il distacco”. Questa è la seconda parte dell’intervista a Marie Françoise Delatour, che ha scritto un libro dedicato al figlio, morto ancora giovane dopo più di venti anni di convivenza con la sofferenza psichica.
Per ascoltare la prima parte: puntata 903

Marie Francoise Delatour è  presidente di “Cercare oltre”, un’associazione che, come dice il nome, studia e percorre tante strade diverse alla ricerca di qualche possibile miglioramento delle condizioni di chi soffre; è stata a lungo anche presidente del CUFO, Comitato Utenti Famigliari e Operatori della salute mentale.

Nella vita di Antonio si sono succeduti psichiatri e psicoterapeuti, però secondo Marie Francoise “Antonio cercava un maestro di vita, aveva bisogno di un interlocutore forte, gli è mancato un amico sincero che gli facesse da fratello maggiore.” Ha trovato, invece, una signora, “una curandera con cui aveva un rapporto straordinario”, continua Marie Francoise, “e poi un altro elemento fondamentale della sua vita è stato il suo cane, un  pastore tedesco: è stato la sua guida,  il suo terapeuta, e anche il dover esserci per aiutare qualcun altro.” Un simbolo perfetto di amore incondizionato.

Secondo Delatour “quando in famiglia c’è un figlio che sta male, il ruolo della madre è fondamentale; altrimenti la famiglia si sfascia”. E’ lei che deve trovare un equilibrio tra la malattia e la cura del figlio malato, e il resto della famiglia. Spesso, poi, i genitori non reggono il peso della fragilità del figlio, per paura e perché non accettano la “disgrazia di avere un figlio “bacato”. ‘Perché è successo proprio a noi?’, si chiedono.”

Delatour riflette sulla “tremenda differenza tra disabilità visibile, per esempio un ragazzo down, che tutti riconoscono, e la disabilità mentale, che non ha un reale referto di laboratorio, non si vede e che viene discriminata.” “Non ci si deve vergognare della malattia,” conclude Marie Francoise “perché non c’è colpa. Invece esiste ancora una forte disinformazione, e molta ignoranza.”

Concludiamo con una osservazione di Barbara, redattrice di Psicoradio, che ha collaborato a questa puntata: “Quando il figlio diventa maggiorenne i genitori devono rispettare le sue scelte e non cercare di forzare la cura, visto che non possono entrare nelle sedute psichiatriche. Lo dico secondo il mio parere di redattrice di Psicoradio e di persona con un problema psichico.”

Il libro “Antonio cosa ci ha insegnato” è scaricabile gratuitamente dal sito Sogni e Bisogni.