Superstizioni: non è vero ma ci credo!
Nuovo anno, antiche superstizioni
🔊 Puntata 833
Per Morena la notte di S. Silvestro è importante baciare il partner sotto il vischio per avere la certezza della continuità del rapporto: “perché il vischio invischia, incolla,” racconta ai microfoni di Psicoradio. Alarico ricorda i pranzi del primo dell’anno dalla nonna: “Mia nonna ci teneva tantissimo mangiassimo lenticchie o chicchi d’uva o qualsiasi cosa avesse a che fare con i “schei”, i soldi. È come se i miei gesti scaramantici sostituissero i riti religiosi canonici. Ad esempio, da quando un amico mi ha detto che il cappello sul letto porta male ci sto attento”. Il riferimento al cappello sul letto come portatore di cattivi presagi ricorda a Vincenzo un film, Drugstore Cowboy di Gus Van Sant, di cui racconta una particolare scena, legata proprio a questa credenza.
Annarosa svela la paura che aveva da bambina, legata alle “donne vestite di nero” nel suo paese d’origine: “Erano le donne che portavano il lutto per i loro mariti morti ma la mia mente di bimba le associava alle streghe e al malocchio “. Angela parla della sua Sicilia, dei pranzi di capodanno trascorsi dai nonni, e ricorda di quanto per suo nonno fosse importante mangiare tredici pietanze, una per ogni mese dell’anno successivo e una in più per buon augurio.
“Mi dispiace portare una ventata di razionalismo – interviene Cristina – ma voglio raccontare la teoria di un grande antropologo, Ernesto De Martino. Ha scritto vari saggi, tra cui “Sud e magia”, in cui sostiene che il rito magico offre la possibilità alle persone che per vari motivi non possono determinare la propria esistenza e sentono la loro vita in balia del caso, di pensare di poter invece intervenire. De Martino parla espressamente del fatto che la magia – e la superstizione fa parte in qualche modo della magia – protegge perché conferisce la sensazione di vivere una vita in cui per ogni cosa c’è un rimedio. E se c’è un rimedio c’è la possibilità di intervenire.”