LA PRIMA VERITÀ
Intervista a Simona Vinci
🔊 Puntata 509
“Un lettino di ferro con le sbarre bianche e un corpo nudo: quello di una bambina tra i sette e dieci anni”
E’ l’apertura di “La Prima verità”, libro di Simona Vinci, vincitore del premio Campiello 2016. L’immagine è una foto del 1970, scattata per una inchiesta su un ospedale psichiatrico in cui si praticava l’elettrochoc a chiunque fosse considerato “ineducabile” o “pericoloso per sé e per gli altri”. L’autrice racconta a Psicoradio:” Me la porto dietro dovunque. Sono stata anche io una bambina ineducabile. Sono stata una bambina pericolosa per sé e per gli altri. Mi è andata bene. Se fossi nata solo cinque anni prima del 1970, in un altro contesto sociale, avrei potuto essere io quella bambina nuda, legata con cinghie di contenzione a un lettino spinto contro i margini dell’abisso”.
“La Prima verità” racconta la storia di Angela, una giovane ricercatrice italiana, e della sua decisione di andare sull’isola-manicomio di Leros, dove fino alla metà degli anni 90 venivano recluse le persone con sofferenza psichica. E, dove a suo tempo la dittatura dei colonnelli aveva deportato poeti e dissidenti politici di tutta la Grecia, facendoli convivere con i malati di mente. Con Angela Simona si fonde, per dar voce a quelle anime dimenticate dalla storia, grazie a polverose cartelle cliniche a cui Angela/Simona riesce ad accedere.
Nell’intervista, Simona Vinci svela alla redazione di sentire fino da piccola voci e presenze, proprio come sua madre, ed e’ proprio la sofferenza psichica della madre ad averle fatto da specchio portandola a comprendere il suo bisogno di aiuto.” Mi sono rivolta a uno psicoterapeuta e non al Centro di salute mentale – rivela – perché io vivo in un paese e il pensiero che il mio disagio psichico potesse essere noto a tutti mi suscitava vergogna”
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