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Nulla: 16 storie vere. Intervista a Marcello Fois

Ci sono argomenti così dolorosi da trasformarsi quasi in tabù. Il suicidio è uno di questi

🔊 Puntata 874


Nulla: 16 storie vere. Intervista a Marcello Fois
874: Nulla, 16 storie vere. Intervista a Marcello Fois

Puntata a cura di Claudio Nappi e Cristina Lasagni
Montaggio di Roberta Cristofori


Abbiamo intervistato lo scrittore Marcello Fois che molti anni fa, nel 1998, in uno dei suoi primi libri ha raccontato le storie di 16 persone, diverse per età, sesso, situazione sociale. Hanno però una cosa in comune: si sono tutte tolte la vita. Il libro è intitolato “Nulla”, e per quanto trattate letterariamente, le storie sono vere, si basano su eventi realmente accaduti a persone che lo scrittore ha conosciuto; molte erano anche sue amiche.
Anche il titolo, “Nulla”, ha a che fare con il suicidio: Fois ha ricorda la discussione con un’amica, che cercava di spiegargli perché era così tentata dall’idea di togliersi la vita, tanto da non averne nessuna paura: “Una volta lei mi disse: ‘Io non ricordo nulla della mia pre-nascita, quindi non posso avere nessuna paura della morte. Del resto chi se ne ricorda? Tu ce l’hai un ricordo di quel periodo?’, mi chiese. Io le risposi di no e lei concluse: ‘Perché non c’era nulla prima. Quindi, male che vada, si ritornerà al nulla’.
La scelta di togliersi la vita non è però accettata nella nostra cultura: Fois sostiene che le persone più vicine spesso ricorrono ad alibi che giustifichino l’accaduto, quasi a voler difendere l’immagine della famiglia. C’è chi cerca di nascondere il suicidio dietro alla possibilità di un incidente “non stava bene, magari è caduta”; altri tentano di far apparire la vittima come “molto esaurita”.

“Oggi un suicidio è diventato una specie di debito della società, in automatico. Non c’e più la responsabilità nemmeno del proprio suicidio” sostiene Fois, che conclude l’intervista riflettendo su uno dei casi più drammatici rievocato nel suo libro. La voce narrante è quella di un padre vedovo, rimasto solo con la figlia tossicodipendente, che diventa quindi la “vittima” di tutte quelle dolorose e odiose vicende che quasi sempre accompagnano la dipendenza. Dopo anni in cui sopporta i furti, serate passate in Questura, continue promesse disattese, il padre decide di farla ricoverare in un centro per tossicodipendenti. Nell’arco di poche ore da questa notizia, la ragazza si suicida, aggiungendo un’ultima enorme sofferenza al padre. “Non vorrei usare parole forti, però è una stronza” commenta Marcello Fois.

Abbiamo chiesto un parere a Claudio, un redattore di Psicoradio che ha esperienze molto vicine al tema del libro “Nulla”.
“Sono il fratello di una persona che si è tolta la vita (…). Allora come oggi, mi sento di stare sempre dalla parte di chi si è tolto la vita. In parte immagino, in parte ho provato io stesso forti sensazioni e desiderio di autodistruzione, che mi hanno fatto capire chiaramente come in quei momenti si viva una sensazione di annullamento. (…) Non si ha neanche la forza di pensare a chi resta. L’inevitabile sofferenza che viene provocata nelle persone che restano, non è una mancanza di rispetto di chi si toglie la vita. Capisco quello che dice Marcello Fois, non lo condivido, ma lo capisco, e mi ha fatto anche riflettere. Resto comunque sempre dalla parte di chi si toglie la vita”.

Quando non ci sono più parole, quando sembra di sentire il vuoto, il nulla, Psicoradio si è spesso rivolta alla poesia. In questa puntata sentirete due brani di poesie che parlano di guerra. È un’anticipazione della prossima, interamente dedicata alle atrocità della guerra attraverso poesie e canzoni.

 

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