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La lampada silenziosa della psichiatria

“L’agonia della psichiatria” di Eugenio Borgna: letture e commenti

🔊 Puntata 829


La lampada silenziosa della psichiatria

Torniamo a parlare di Eugenio Borgna, lo psichiatra fenomenologo, primario emerito di psichiatria che Umberto Galimberti ha definito il più grande psichiatra vivente: lo facciamo approfondendo e analizzando i contenuti del suo recente libro, “L’agonia della psichiatria” (Feltrinelli Editore), che alcuni redattori di Psicoradio hanno letto con estremo interesse e sul quale hanno riflettuto.

L’autore vuole ridare anima e vita alla sofferenza psichica e detta i suoi imperativi con gentilezza: “Ascoltare, essere gentili, immedesimarsi nell’altro, utilizzare le parole giuste, quelle semplici e tenere. Rispettare la dignità di chi soffre, senza limitarsi ad un uso idolatrico degli psicofarmaci o ad una lettura burocratica della diagnosi”. Borgna critica la dilagante somministrazione di farmaci, che sono sicuramente indispensabili se necessari ma che devono essere associati a molto altro per essere realmente utili ed efficaci. Secondo lui, infatti, “la psichiatria dovrebbe essere una lampada silenziosa, che ridia un senso a quelle che sono le nostre condizioni di vita. Questo mio libro […] vorrebbe svolgere una fragile funzione rieducativa, che sia d’aiuto alla realizzazione di una psichiatria radicalmente alternativa a quella che dedica ai farmaci ogni strategia di cura, astenendosi dalla ricerca di quello che vive e muore nelle pazienti e nei pazienti”. Lo psichiatra critica inoltre la contenzione ovvero la pratica di legare i pazienti che viene ancora esercitata dalla maggior parte dei reparti psichiatrici di diagnosi e cura.

“Se non esiste la follia come non esiste la normalità, esistono modi diversi di riviverla, di accoglierla nella sua angoscia e nel suo dolore, nel suo mistero. E allora non dovremmo fare l’elogio della follia, ma questo sì: riconoscere in essa gentilezza e umanità, fragilità e dignità, rispetto e nostalgia di solidarietà”. Borgna continua dicendo che fra chi cura e chi è curato ci deve essere reciprocità di ascolto e condivisione della sofferenza, un sentimento umano che tutti provano. Nel saggio trovano spazio anche racconti diretti e toccanti di vita, come ad esempio quello di Anna, che parla con grande sensibilità e sulla base della sua esperienza di cosa sia per lei l’angoscia. Alcune redattrici di Psicoradio hanno fatto alcune considerazioni sul libro. Per Benedetta c’è la speranza che le persone possano essere curate nel modo più completo di cui ci parla Borgna ma ciò che lei ha visto sino ad oggi sono soprattutto ricorsi a ricoveri e molti farmaci. Per Rosanna quello di Borgna è un nuovo metodo di cura, spiegato in modo brillante, dove l’uomo non è più emarginato ed incompreso ma viene posto veramente al centro. Rosanna legge anche la poesia di Emiliy Dickinson riportata da Eugenio Borgna, intitolata “Nel tuo piccolo cuore”, che vuole celebrare la preziosità della vita che scorre in ognuno di noi.

Nella seconda parte vi riproponiamo stralci di un’intervista che la redazione fece allo psichiatra qualche anno fa. “Esprimo massimo rispetto verso chi soffre, consapevole che lì si esprime fino in fondo il grande valore dell’uomo e della donna”, aveva detto il grande psichiatra ai nostri microfoni. Egli spiega che la follia è presente nell’uomo, degna di essere ascoltata e interpretata senza sovrastrutture. La follia è anche “gentilezza d’animo, desiderio disperato di un incontro e aspirazione ad essere ascoltati nella propria disperazione”.

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