Van Gogh, psicofarmaci e cinque lune
Artisti sofferenti
🔊 Puntata 657
L’artista maledetto, l’arte che si nutre della follia sono immagini ricorrenti, tanto da diventare quasi stereotipate. In realtà, la storia è popolata da artisti capaci di creare opere straordinarie, ma con sofferenze psichiche che li rendeva incapaci di vivere. Ne ricordiamo solo qualcuno: Goya, affetto da un’encefalopatia, dovuta ad una intossicazione da piombo che gli provoca sordità e alterazione della personalità, la causa principale della sua depressione. Caravaggio tormentato dall’infelicità, dalla depressione e in preda ad ire tanto furiose da commettere un omicidio. Edvard Munch, anche lui affetto da una depressione così radicata da scrivere di aver avuto la morte come ancella accanto al letto di nascita. Adolf Wölfli, che aveva allucinazioni, Van Gogh che disperatamente scrive di se “sono un pazzo epilettico”, finendo per suicidarsi. “Se Van Gogh fosse stato curato con psicofarmaci, sarebbe stato ancora Van Gogh?” chiede una redattrice di Psicoradio a Silvia Evangelisti, esperta d’arte, che è stata docente all’Accademia e poi all’Università di Bologna.
“No. Io dico di no – risponde Evangelisti – La mia è un’opinione da studiosa dell’arte, del punto di vista medico non capisco nulla. Se gli psicofarmaci gli avessero spento gli incubi, la febbre negli occhi, Van Gogh avrebbe visto il mondo come lo vediamo noi, e avrebbe dipinto una sola luna, non cinque”.