Skip to main content

COME STA OGGI QUELLA BAMBINA SCALZA

Ripensando a sette anni di orfanotrofio in Brasile

🔊 Puntata 587


COME STA OGGI QUELLA BAMBINA SCALZA

B. è stata una redattrice “storica” di Psicoradio. Oggi, per la rubrica “Interviste interiori” ha accettato di raccontarci un periodo lontano e difficile della sua vita: i suoi primi sette anni, vissuti in un orfanotrofio del Brasile. Poi è venuta in Italia, a vivere con la famiglia che l’aveva adottata. Le abbiamo chiesto come ripensa a quel periodo della sua vita, per tanti motivi così doloroso. “L’ho ignorato per tanti anni; viene fuori adesso perché credo che le cose da affrontare più le rimandi, più ti tornano indietro. risponde B. Come un boomerang: puoi lanciarlo più lontano che puoi, ma prima o poi ti ritorna”.

Il viaggio nel passato inizia con l’immagine di lei, una piccola bambina in un grande orfanatrofio: “Ricordo questa bambina che girava scalza, perennemente in mutande (…) non avevo nulla di mio, non un giocattolo, una stanza, una sedia. Ogni vestito che indossavo era stato portato prima da qualcuno, e sarebbe passato a qualcun altro.”. Il ricordo più doloroso: il senso di fame costante: “Andare a tavola era una specie di corsa e io arrivavo sempre ultima, e rimava poco”. Ma la piccola B. non era tipo da arrendersi: di notte, con una piccola banda di ragazzini affamati come lei, sgattaiolava in cucina per rubare un po’di cibo; le conseguenze, se l’avessero scoperta, sarebbero state dure.

Oltre alla fame di cibo, c’era anche quella affettiva. Negli anni in Brasile B. non ha ricordo di un abbraccio, una carezza o di persone che le volessero bene, a parte un prete che ogni tanto andava a trovarla: “L’unica persona che mi ha abbracciato, ascoltato per due minuti, due”.

E quando c’erano le visite di aspiranti genitori adottivi. “allora mi vestivo, e mi mettevo i sandali, magari spaiati, se non c’era nient’altro. Erano le uniche volte in cui ci tenevo al mio aspetto. Facevo di tutto per mettermi a posto, perché è la volta in cui ti possono scegliere”.

Oggi la vita di B. è molto cambiata. Sta a Bologna, non è più in redazione con noi perché ha trovato un lavoro a tempo pieno, vive con il suo ragazzo. La prossima tappa sarà prendere la patente. Per avere più autonomia. Il lavoro con la psicologa va avanti; invece da un anno non ci sono più psicofarmaci nella sua dieta. E riflettendo sulle difficoltà e sul dolore incontrati nei primi anni di vita. “hanno  influito sul valore che oggi do alle cose, alle persone e al tempo passato con le persone a cui voglio bene – dice – Il dolore mi ha dato più sensibilità, e la  voglia di credere che le cose possano cambiare”. 

|