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Pazienti a distanza e meno ricoveri

Le soprese del lockdown: molta sofferenza psichica diffusa, ma meno TSO e ricoveri

🔊 Puntata 642


Pazienti a distanza e meno ricoveri
Clicca per aprire la finestra di Psicoradio sulla cura ai tempi del covid-19

Angelo Fioritti, direttore del DSM di Bologna, racconta i cambiamenti delle cure durante l’emergenza Covid.

Cosa è successo nella psiche delle persone nel periodo di isolamento causato dall’emergenza Coronavirus? E come si sono organizzati i servizi di salute mentale, quando non ci si poteva incontrare?  Ne abbiamo parlato con Angelo Fioritti, direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Bologna. Per esempio, in questo periodo il Dipartimento ha avuto più richieste di aiuto, ha fatto più ricoveri? La risposta può apparire sorprendente: “abbiamo registrato un fatto interessantissimo: un calo di ricoveri e di trattamenti sanitari obbligatori – perlomeno nelle prime settimane – e i nostri reparti di diagnosi e cura sono pieni per metà. Sicuramente è un periodo di sofferenza e disagio per tutta la popolazione ma sembra prevalere l’atteggiamento razionale.”

Anche Massimo Recalcati, in un articolo su Repubblica (15/05/2020) scriveva che “la mappa della sofferenza psichica generata dal Covid 19 appare frastagliata e per certi versi sorprendente” e ricordava una osservazione clinica di Freud: l’apparizione di un tumore può guarire il soggetto da una grave psicosi “E’ qualcosa che stiamo sperimentando – scrive lo psicoanalista – l’apparizione di un reale orribile, quello del Covid 19 e delle sue conseguenze anche economiche e sociali si rivelano assai più violente del delirio (…) il trauma del tumore o del virus riporta bruscamente ad una realtà che non può più essere aggirata, liberando paradossalmente il mlalato dalle sue  angosce più deliranti”.  

Come ha lavorato il Dipartimento di Salute Mentale di Bologna, durante i mesi di lockdown, quando i pazienti non potevano essere visti dal personale sanitario? “Intanto, i servizi di salute mentale hanno continuato a funzionare, a differenza di altri settori della medicina. Abbiamo dovuto riorganizzarci, sospendere tutte le attività che prevedevano assembramenti e convertire una parte di queste risorse in contatti telefonici e telematici. E poi, si è invertito un po’ il flusso: non è più soltanto l’utente che chiama ma sono i nostri operatori che chiamano per sapere come va. Questa è una cosa che sicuramente ci porteremo dietro: un’attività che è più indirizzata dall’operatore verso il cittadino utente.”

Cosa succederà ora che le persone ricominciano ad uscire e dovranno convivere a lungo con il virus? E come si sta attrezzando il Dipartimento? Cosa cambierà? Angelo Fioritti spiega che “uno dei dati più importanti è lo scacco in cui le strutture residenziali per anziani e disabili si sono trovate, mostrando che questa vita comunitaria basata su grandi numeri è pericolosa in situazioni come queste. Tutto sommato sembra che il settore psichiatrico e il settore delle tossicodipendenze, avendo dimensioni minori, se la stiano cavando molto meglio. Quindi è immaginabile anche che i tre assi fondamentali della riabilitazione ovvero l’abitare, il lavoro e la socialità dovranno essere ripensati profondamente.”

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