Farsi male per sentirsi vivi
Psicodizionario: autolesionismo
🔊 Puntata 651
Psicoradio fa un po’ di chiarezza su termini che spesso vengono usati nel linguaggio comune anche senza conoscerne esattamente il significato.
L‘autolesionismo è “un danneggiamento che l’individuo procura al proprio corpo”. A partire dalla definizione del Dizionario di psicologia di Umberto Galimberti, Psicoradio esplora questo comportamento, molto più frequente di quanto si immagini..
Si possono identificare tre forme di autolesionismo: l’automutilazione grave produce un danno irreversibile ad una parte del proprio corpo, ad esempio uno sfregio permanente; quella leggera, la più diffusa, si manifesta col tagliarsi, bruciarsi, strapparsi i capelli… L’automutilazione latente è la più subdola perché si nasconde in forme di dipendenza come la tossicodipendenza, la bulimia eccetera.
Molte persone autolesioniste sono perfezioniste, non si piacciono, odiano il proprio corpo e spesso subiscono grandi sbalzi d’umore. La violenza è sempre e solo rivolta verso di sé, mai verso gli altri; i comportamenti autolesivi si configurano come una richiesta di aiuto. E ad infliggersi ferite sono soprattutto donne.
A volte ci si sente talmente apatici da ricercare nella sofferenza fisica qualcosa che dimostri che si è ancora vivi, come racconta una testimone anonima ai microfoni di Psicoradio: “Perché l’ansia e la paura ti portano ad avere rabbia verso te stesso, perché non riesci a dominarle. A volte mi è capitato di tagliarmi per vedere che c’ero ancora.”
Reagire con disgusto, colpevolizzare, liquidare questi comportamenti non serve a nulla. Non bisogna giudicare, ma offrire sostegno convincere la persona a rivolgersi ad un esperto.