Voci controcorrente
Da ogni parte del mondo: quelle delle donne – poetesse, musiciste, attiviste femministe – e quelle della comunità dell’Adamant
🔊 Puntata 895
Peccai un peccato pieno di piacere,
In un abbraccio che era caldo e ardente.
Peccai tra braccia
Che erano roventi, assetate di vendetta e come ferro.Forùgh Farrokhzàd, «Peccato»
In occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne 2024, apriamo questa puntata con le voci e le musiche di donne provenienti da diverse parti del mondo e che ben rappresentano la forza delle lotte femministe:
Forugh Farrokhzad, influente scrittrice e regista iraniana femminista, fortemente osteggiata proprio per aver dato voce alla prospettiva delle donne nelle sue poesie.
Le parole del brano cileno Gracias A La Vida, interpretato da Mercedes Sosa, la “cantora popular”, attivista per la pace e i diritti civili in Argentina.
L’estratto di un brano di una delle più famose (se non la più famosa) cantante popolare egiziana della storia, Umm Kulthum.
La versione live de La montagna, scritta e cantata da Antonietta Laterza nel 1975 con l’accompagnamento della chitarrista Nadia Gabi, pubblicato poi nell’album di canzoni femministe Alle sorelle ritrovate.
Infine, Fatoumata Diawara, cantautrice e autrice maliana, che insieme a Amine Bouhafa ha curato la colonna sonora di Timbuktu, film del 2014 che racconta la coraggiosa resistenza del popolo malese alla repressione armata jihādista.
Sur l’Adamant torna nelle sale
Vincitore dell’Orso d’oro a Berlino 2023, il documentario Sur l’Adamant – Dove l’impossibile diventa possibile, torna nelle sale italiane dall’11 al 13 marzo 2024. Racconta un caso che va in direzione “ostinata e contraria”: quello del battello Adamant, ancorato sulle rive della Senna, a Parigi, che ospita un centro diurno per persone con un disagio psichico, una comunità dove ognuno può esprimere la propria individualità perché al centro del progetto ci sono le singole persone e l’ascolto. Mentre gli operatori dell’Adamant non cercano di “uniformare” le persone che lo frequentano a una cosiddetta (e poco definibile) “normalità“, il mondo della psichiatria in Francia va nella direzione opposta, come ci ha raccontato in un’intervista il regista Nicholas Philibert.