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VIRGILIO: MA CHE RAZZA DI UOMINI È QUESTA?

Curare tutte le persone

🔊 Puntata 579


VIRGILIO: MA CHE RAZZA DI UOMINI È QUESTA?
   

 

 

“In pochi a nuoto arrivammo qui sulle vostre spiagge.
Ma che razza di uomini è questa?
Quale patria permette un costume così barbaro, che ci nega perfino l’ospitalità della sabbia; che ci dichiara guerra e ci vieta di posarci sulla vicina terra?  
Se non nel genere umano e nella fraternità tra le braccia mortali, credete almeno negli Dei, memori del giusto e dell’ingiusto”.
(Virgilio, Eneide, Libro I, 538-543)

 

Non c’è bisogno di dire quanto sia attuale il tema dell’immigrazione. Nella puntata che vi riproponiamo parliamo di chi raggiunge le nostre coste affrontando sofferenze e pericoli e, una volta arrivato, si trova a fare i conti con umiliazioni, anonimato, perdita dell’identità che aveva in patria. Quali sofferenze psichiche può produrre questo enorme cambiamento culturale?  
Psicoradio intervista Roberto Maisto e Maria Nolet, psichiatri dell’Ausl di Bologna che da tempo si occupano delle cure psichiche dei migranti, lavorando in equipe con antropologi, psichiatri, psichiatri e mediatori linguistico/culturali.

“Curare persone che vengono da altre culture ci insegna a relativizzare le nostre conoscenze, ad  uscire dall’onnipotenza del pensiero occidentale. Non siamo soli al mondo, l’etnocentrismo è un atto di superbia” spiega lo psichiatra Roberto Maisto.
Ma qual’è la differenza tra psichiatria transculturale ed etnopsichiatria? “Per psichiatria transculturale, dice la dottoressa Nolet, s’intende una psichiatria che deve approcciarsi alla cultura della persona che viene in cura; la cultura dell’altro può essere molto distante dalla nostra, quindi si deve fare attenzione per comprendere le motivazioni e il pensiero dell’altra persona. Invece l’etnopsichiatria e l’etnopsicologia prevedono che si utilizzino dispositivi specifici per curare le persone che provengono da un’altra cultura.”
Per Roberto Maisto “Occorre innanzitutto fare insieme al migrante una sorta di analisi della situazione   di qual è il disagio, cercare di capire qual è il problema: se è  un ostacolo linguistico, sociale, culturale, psicopatologico”. Secondo Nolet, con le ultime ondate migratorie: “La sofferenza è spesso frutto  dei traumi subiti durante il percorso; si tratta di qualcosa di molto diverso rispetto al semplice sradicamento che deriva da una immigrazione “tradizionale” più strutturata”.

 

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