Saviano: NON VOGLIAMO PIU’ SENTIR PARLARE DI OSPEDALI PSICHIATRICI!
Qualche giorno fa Roberto Saviano ha rilasciato un’intervista a El Pais, (“Me he arruinado la vida”) nella quale lo scrittore, con molta angoscia, parla delle difficoltà derivate dal dover vivere sotto scorta. Lo scrittore, tra l’altro, afferma che per andare avanti deve far ricorso a psicofarmaci, e arriva addirittura a parlare della paura di “finire in ospedale psichiatrico”.
L’intervista è stata ripresa da molte testate italiane (Mattino, Repubblica, Corriere, Messaggero, Il fatto quotidiano, Huffington post, ecc).
Psicoradio ha scritto a Saviano una lettera aperta, che vi invitiamo a condividere.
“Caro Roberto,
siamo solidali con il tuo dolore (e noi di dolore ce ne intendiamo!) e anche con la tua paura nell’iniziare a prendere psicofarmaci, ci siamo passati.
Però, siccome sei un giornalista importante, e fai opinione, vorremmo dirti che non vogliamo più sentir parlare di ospedali psichiatrici, che per fortuna sono stati chiusi, almeno in Italia!
E comunque, è proprio chi prende gli psicofarmaci che corre meno il rischio di essere ricoverato! Non te la prendere, ma Psicoradio da tanto tempo è attenta al linguaggio che si usa per parlare di disturbi psichici, perchè le parole sono pesanti, e tu lo sai meglio di noi! E quindi non bisogna coltivare la paura e i pregiudizi rispetto agli psicofarmaci, e non bisogna associare psicofarmaci e manicomio.
E guarda come i giornali hanno ripreso la notizia, con titoli-horror: “Confessione shock di Saviano”; È una non-vita, uso psicofarmaci’; “Da “Gomorra” una vita di psicofarmaci ”…Cosa c’è di così shoccante nel prendere psicofarmaci? Per finire, ti auguriamo di riprendere in mano la tua vita e ti invitiamo, tu che fai battaglie per la libertà, ad associarti alla nostra, quella contro i pregiudizi sul dolore psichico!”
Su linguaggio e salute mentale, la redazione di Psicoradio ha anche svolto una ricerca quantitativa e qualitativa, (Follia Scritta) che ha preso in analisi 9 quotidiani nazionali nell’arco di un anno in collaborazione con l’istituto media e giornalismo dell’Università della Svizzera Italiana e con l’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna).