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Continuiamo a riflettere, oggi assieme a Gisella Trincas, presidente di UNASAM, che riunisce oltre 70 associazioni di familiari e utenti della salute mentale.
“Questo ragazzo, che esprimeva la sua furia verso Barbara Capovani era ben noto ai servizi.” – ci dice Trincas – “Si poteva evitare? Non lo so. Si poteva intervenire? Penso di si.”
Prima di tutto, secondo Gisella Trincas, bisogna cercare di conoscere le persone che entrano nei servizi di salute mentale: il loro contesto, la loro vita, i loro bisogni, ancor prima dei loro sintomi. E per conoscere una persona, i farmaci servono a ben poco; ci vuole invece una pluralità di professionisti adeguatamente formati, che abbiamo a disposizione tempo, tempo per avvicinare la persona, per sostenerla nei primi, duri momenti di consapevolezza di quello che gli sta capitando. “E’ questo che serve all’inizio – afferma Trincas – e se salti questo passaggio è difficile che recuperi la persona, rischi di perderla, anche per sempre”. Poi, quello che servirebbe, sono servizi di salute mentale territoriali ben organizzati, senza coercizione, luoghi di cura e di ripresa fatti anche di case normali, o piccoli gruppi di coabitazione, poi socialità, lavoro… “quello che serve a tutti noi” spiega Gisella Trincas. “Altro che cambiare la legge 180! Applicarla. La strada per migliorare i luoghi di cura è stata indicata da lungo tempo, da quando si cominciava a immaginare la legge 180 .”
La cura nel bosco
Chi va in cura dalla psicologa Annarita Piazza, specializzata in psicoterapia nell’indirizzo corporeo, non frequenta il suo studio, ma i boschi. Non deve parlare, ma stare in silenzio, mentre ci si immerge nella magia antica della natura
“Si tratta di andare in una foresta e fare alcune attività che aiutano ad amplificare i vantaggi che già lo stare in un bosco produce di suo”. E’ la Terapia forestale, dove è importante il silenzio e la piena immersione in una esperienza, godersi in pieno l’immersione nella natura, utilizzando tutti i nostri sensi.
E, continua la dottoressa Piazza, “si è visto che diminuiscono alcuni parametri fisiologici dovuti alla stress, come ipertensione, pressione sanguigna e frequenza cardiaca. Questa terapia è particolarmente consigliata per i disturbi depressivi e ansiosi, ma funziona molto bene per tanti altri disturbi, ed ha effetti benefici sul sistema immunitario. (…)”.
Questi risultati sono confermati da una recente ricerca condotta dal CNR e dal Club alpino italiano, che ha provato come alcune componenti dei profumati oli essenziali emessi dalle piante abbiano l’effetto di ridurre i sintomi dell’ansia. La ricerca è stata condotta in 39 siti italiani tra montagna, collina e parchi urbani, e ha coinvolto centinaia di partecipanti e luoghi di tutta Italia. «Combinando sessioni di terapia forestale condotte da psicologi professionisti con tecniche avanzate di statistica abbiamo potuto dimostrare che, in certe condizioni, l’aria della foresta è davvero terapeutica: un traguardo importante per la progressiva adozione di pratiche sanitarie verdi», afferma Federica Zabini responsabile CNR del progetto, e supervisore della ricerca. Lo studio è pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health.