
ABBASSA IL CIELO E SCENDI
“Forse è stato lì che ho capito che non si trattava di dar conto di una malattia, la schizofrenia di mio fratello. Serviva ben altro. Restituire senso a una vita come quella di Bruno. Piuttosto speciale, certo, fatta di mezzo secolo a tu per tu con la schizofrenia”.
È un estratto di Abbassa il cielo e scendi (Mondadori) l’ultimo libro dello scrittore e giornalista Giorgio Boatti, che ha raccontato per molti anni, in oltre 14 saggi, aspetti della storia d’Italia, dallo stragismo alla vita nei conventi. Oggi per la prima volta scrive invece un intenso romanzo ispirato al suo privato. Protagonista è il fratello Bruno e il suo attraversamento della sofferenza psichica, tra elettroshock, istituti psichiatrici prima della rivoluzione basagliana e della legge 180, e le tante soluzioni tentate poi.
Boatti ce ne parla in questa puntata: “Mio fratello ha passato le ultime settimane della sua vita legato a un letto, e io mi vergogno di non essere andato lì ogni giorno a chiedere ‘Ma è proprio necessario tutto questo?’ […] La contenzione deriva dall’incapacità di gestire una situazione di emergenza transitoria.”
Abbassa il cielo è anche un libro pieno di sfaccettature e sorprese, perché ci racconta con particolari quasi pittorici anche molti momenti della storia di un’Italia che stava cambiando velocemente, si allontanava dall’agricoltura per rincorrere il boom economico. Insomma, non è affatto facile leggere un racconto sul mistero della malattia mentale con tanti registri; è un libro bello, a tratti commovente, altre volte ironico; uno scavo alla ricerca di verità non addomesticate dalla vergogna, che è una parola spesso presente nel romanzo: vergogna per una vita molto diversa da quella del fratello, per non aver combattuto abbastanza per lui, anzi, per essere stato in alcuni momenti “un coniglio”, come gli gridava Bruno, legato ancora una volta al letto di contenzione. È invece un libro molto coraggioso, perché ci vuole coraggio a raccontarsi senza trovare scuse.
Giorgio Boatti presenterà “Abbassa il cielo e scendi” assieme alla direttrice di Psicoradio, Cristina Lasagni e al giornalista Mauro Sarti il’1 marzo alle 18.00, nella Libreria.coop Zanichelli di Piazza Galvani a Bologna. Parteciperanno anche alcune redattrici e redattori di Psicoradio.
LA PAROLA E L’ASCOLTO
“A quarantaquattro anni dalla legge 180 (…) è il momento più basso delle capacità terapeutiche dei servizi psichiatrici pubblici” È l’allarme lanciato da un altro convegno sulla salute – e la sofferenza – mentale “La parola e l’ascolto – La psichiatria come ricerca di terapie per la complessità dell’individuo”, organizzato dall’associazione Officina Mentis di Bologna. Interverranno Mariangela Pierantozzi, psichiatra e psicoanalista Antonio Correale, psichiatra e psicoanalista, e Giovanni Stanghellini, psichiatra direttore della scuola di psicoterapia fenomenologica-dinamica di Firenze. Sabato 4 marzo, dalle ore 9 alle ore 13 presso la biblioteca dell’Istituzione Minguzzi-Gentili, in via Sant’Isaia a Bologna. È possibile seguire l’evento anche in streaming su Zoom a questo link:https://bit.ly/parola-ascolto
Psicoradio ha intervistato Mariangela Pierantozzi, fondatrice e vicepresidente di Officina Mentis, che dal 1973 ha lavorato nei servizi di psichiatria pubblica a Bologna, e oggi guida seminari di supervisione psicoanalitica. Potrete ascoltare l’intervista completa in una delle prossime puntate; intanto vi anticipiamo il nodo principale dell’allarme lanciato dalla dottoressa Pierantozzi, che definisce l’attuale momento storico come “il più basso delle capacità terapeutiche dei servizi psichiatrici pubblici”. Le cause che vengono denunciate per questa situazione spesso si limitano a ricordare i problemi finanziari, e quindi di personale, che ci sono e sono gravi: “Mancano progetti di spesa, il personale sanitario è insufficiente. Gli psichiatri che ci sono, sono sempre più indaffarati, mentre la domanda è aumentata del 20-30%. Perciò non c’è il tempo e il modo di rispondere ad ogni individuo e la soluzione più veloce diventa il farmaco” denuncia la dottoressa Pierantozzi.
Però le carenze economiche non sono che un aspetto, e forse neppure il più grave: “(…) si sono persi i saperi essenziali alla comprensione dell’uomo. Sono i limiti interni alla disciplina a dover essere messi in discussione: la formazione degli operatori limitata al biologico, le prassi semplificate, ristrette, ridotte ad un ripetitivo e abitudinario uso del farmaco per controllare i sintomi e, di conseguenza, le persone (…) Ciò che si è perduto in questi anni è l’attenzione all’incontro con l’altro. La psichiatria fenomenologica e la psicoanalisi, (…) si sono occupate da sempre dei problemi che l’incontro con l’altro e l’ascolto della parola dell’altro comportano. I progressi delle neuroscienze non possono essere l’unico bagaglio culturale della psichiatria ma vanno inseriti nella ‘cura con la parola’, per una ricerca di nuove prassi psichiatriche.”