
Avevamo intervistato lo scrittore Daniele Mencarelli in occasione della pubblicazione del romanzo Tutto chiede salvezza, un testo dai tratti autobiografici che parla di salute mentale e che ha ottenuto notevoli riconoscimenti come il premio Strega Giovani 2020. Nel frattempo Netflix ha prodotto una serie televisiva tratta dalla sua opera e alla quale ha egli stesso collaborato nella stesura della sceneggiatura. Allora l’abbiamo intervistato nuovamente.
Questa è la prima di due puntate che abbiamo dedicato alla serie Tutto chiede salvezza. Abbiamo chiesto a Mencarelli di parlarci del processo mediante il quale un libro viene tradotto in serie tv e quali problemi si affrontano durante la produzione. C’è il rischio di perdere complessità o temi che vengono sviluppati all’interno del romanzo? L’autore a questo proposito dice: “sono stato fortunato perché a me interessavano, della serie, dei nuclei che non sono stati violati. Il primo è quell’economia umana relazionale che c’è nella stanza [del reparto psichiatrico di diagnosi e cura] che rimane invariata tra romanzo e serie”. E com’è l’ambientazione rispetto al libro? Mencarelli ribadisce la fedeltà con cui è stata riprodotta: “quando l’ho vista per la prima volta mi sono commosso perché era identica a una stanza a sei letti di qualsiasi ospedale pubblico italiano.”
La serie ha provocato una notevole discussione tra i redattori che l’hanno vista e potrete ascoltare i loro pareri nella seconda puntata. Nelle parole di Mencarelli c’è uno spazio importante riservato anche alla poesia e ascoltando la puntata scoprirete il motivo. Così come alla poesia delle donne nei paesi arabi e mediorientali è dedicato regolarmente, da qualche settimana a questa parte, l’incipit della puntata di Psicoradio.