Non è divertente sentirsi soli
Seconda parte dell’intervista al direttore del DSM di Bologna e le voci delle persone incontrate al festival StranaMente di Forlì
🔊 Puntata 826

826 Non è divertente sentirsi soli
826 Non è divertente sentirsi soli

Riprendiamo il filo dell’intervista al dottor Fabio Lucchi, il nuovo direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Bologna. In questa puntata approfondiamo gli aspetti organizzativi e le difficoltà del suo nuovo ruolo, soprattutto dopo la pandemia, che ha messo a dura prova il servizio sanitario e che ha “sicuramente rappresentato un fattore di rischio importante che ci ha fatto capire ancora di più quanto le relazioni interpersonali, i contatti sociali, la solitudine hanno un impatto importante in termini di benessere individuale e di salute mentale in generale”.

Il discorso si sposta poi sulle differenze che vi sono in Italia a livello territoriale e regionale nell’ambito dei servizi di salute mentale: “se nel territorio esistono dei sensori che possono aiutare ad orientarsi verso un intervento il più precoce possibile chiaramente l’acuzie e l’intervento d’urgenza ha buone probabilità di essere in qualche modo ridotto a pochi casi”, racconta il direttore del DSM. Dove questo lavoro sul territorio non c’è e le risorse non vengono attivate in modo adeguato i disturbi emergono invece più tardi, quando sono più accentuati e già visibili. E cosa vorrebbe sentire Fabio Lucchi da Psicoradio? Secondo lui “la forza della radio è anche di dar voce alle persone. Le loro storie, ascoltate alla radio, hanno sempre molto fascino”.

La puntata non finisce qui ma prosegue raccontando proprio le storie delle persone, come quelle che abbiamo raccolto a Forlì il 3 ottobre al festival Stranamente, organizzato dall’associazione Forlì Città Aperta. Tra le varie cose abbiamo chiesto quali argomenti dovrebbero ricevere maggior attenzione e molti degli intervistati hanno risposto che occorrerebbe dare priorità alla salute mentale dei giovani. “Credo che, proprio perché stiamo attraversando un momento molto delicato, forse siamo ancora più fragili di due anni fa e mai come adesso ci sarebbe bisogno di capire cosa ci fa star meglio. La cosa più importante è non sentirsi soli”, racconta una delle persone intervistate.