La situazione delle Residenze per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza
A sei anni dalla loro istituzione uno sguardo sulle REMS con un’intervista a Michele Miravalle dell’Università di Torino
🔊 Puntata 767

Persone che erano state in passato internate negli ospedali psichiatrici giudiziari hanno detto ai microfoni di Psicoradio che gli OPG erano un’autentica “schifezza”, queste le testuali parole di uno di loro. In seguito al lavoro d’inchiesta della Commissione guidata da Ignazio Marino, a partire dal 2015 gli OPG sono stati chiusi e sostituiti dalle REMS, le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Le REMS sono strutture sanitarie, di cura, che accolgono autori di reato affetti da disturbi psichici e ritenuti socialmente pericolosi. Qual è la situazione delle REMS oggi? Cosa prevede il nostro codice penale? Psicoradio ha intervistato Michele Miravalle del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino, che fa parte anche dell’Osservatorio Adulti sulle condizioni di detenzione dell’Associazione Antigone.

Il nostro codice penale prevede che se il reato è stato commesso quando una persona è incapace di intendere e di volere quella persona è ritenuta non imputabile. Se questa persona viene ritenuta socialmente pericolosa non andrà in carcere ma si attuerà la misura di sicurezza. La forma più contenitiva è il ricovero in REMS ma ci sono anche forme meno contenitive: se ricorrere all’una o alle altre viene valutato e deciso dal giudice sulla base di un programma terapeutico e dopo aver sentito l’opinione del personale sanitario che ha in cura la persona.

 Qual è la differenza principale tra OPG e REMS? “La REMS dovrebbe essere non un luogo terminale di un percorso terapeutico ma un luogo di passaggio dove esiste una progressività, dove c’è un prima e un dopo la REMS, quindi iniziare a domandarsi sotto tutti i punti di vista (giuridico, psischiatrico, medico ma anche sociale, lavorativo, educativo) che cosa ci si può aspettare alla fine del percorso in REMS”, risponde Miravalle, secondo cui questo costituisce un cambio di mentalità che rappresenta la vera svolta fra OPG e REMS. Inoltre gli OPG erano più simili alle carceri e al loro interno operava la polizia penitenziaria. Erano solo 6 in Italia mentre il principio della riforma vuole che le REMS siano luoghi più piccoli e più capillarmente diffusi su tutto il territorio: attualmente sono 32 in tutta Italia. La questione più problematica riguarda le tante persone in lista d’attesa, attualmente circa 700 (alcune di esse anche in carcere), poiché ci sono più entrate che uscite dalle REMS: “bisogna lavorare sull’idea di percorso, di capacità di ricoverare anche in altri luoghi come ad esempio le comunità, ragioniamo sulle alternative prima di aprire altre REMS.”Come’è la giornata tipo in una REMS? “È molto varia da struttura a struttura”, spiega Miravalle. “C’è ancora una difficoltà a far entrare soggetti esterni rispetto agli operatori e questo è un problema. La REMS ideale dovrebbe essere anzitutto più piccola possibile – in termini di capienza ovviamente, non di spazio – e dovrebbe essere un luogo quanto più possibile connesso al territorio, che promuova uscite all’esterno; la libertà è terapeutica, diceva Franco Basaglia, e tornare a quel paradigma sarebbe molto importante.”

L’esperienza della comunità sperimentale di Sadurano, Casa Zacchera a Castrocaro Terme, in cui la redazione di Psicoradio si era recata qualche anno fa per un reportage, ci aveva colpito molto e dimostra che, come dice Miravalle, “la paura della società – pur se comprensibile – deriva dalla non conoscenza: se si fanno degli sforzi per capire che le persone internate in REMS non sono dei mostri, degli Hannibal Lecter, anche la società esterna è più ricettiva”.

Quali sono oggi i punti di forza delle REMS e cosa andrebbe migliorato? “La situazione è molto varia, anche all’interno di una stessa REMS. Gli aspetti più importanti da valutare sono: la capacità di dimissione dalla REMS, la capacità di proporre attività gestite da operatori esterni come scuola, lavoro e formazione, avere percorsi che non sono solo di cura nel senso psichiatrico del termine, la capacità di occuparsi di questioni come la residenza, la contribuzione lavorativa, le pensione e così via”. Altro punto sensibile: “In molte REMS c’è la tendenza a far operare anche all’interno personale di sicurezza e di vigilanza e questo è un aspetto delicato perché la normativa non lo vieta se il personale si occupa soltanto della non evasione; se invece gli operatori della sicurezza hanno ruoli attivi questo diventa un aspetto più delicato.” La dimensione della REMS di Castiglione delle Stiviere, unica struttura in Lombardia (che tra l’altro ospita molti non lombardi), rimane un tema e un’anomalia perché tradisce lo spirito della riforma e si avvicina ad un modello manicomiale, sostiene Miravalle, che per il futuro auspica soprattutto REMS non sovraffolate. Proprio in questi giorni la Corte Costituzionale dovrà esprimersi sulla legittimità della legge sulle REMS. Psicoradio sta seguendo la vicenda e vi terrà informati nelle prossime settimane.