Ricordo bene come è iniziata la prima puntata di Psicoradio 15 anni fa: con i versi magnifici di Alda Merini: “Io come voi/sono stata sorpresa mentre rubavo la vita, / buttata fuori / dal mio desiderio d’amore…”. Ricordo invece pochissimo cosa ci siamo detti nella prima riunione con le persone che sarebbero diventate la (prima) redazione di Psicoradio. Più che altro ci guardavamo, cercando indizi. E stranamente ricordo bene i pensieri che mi hanno agitato qualche ora dopo, mentre camminavo verso casa. Soprattutto un grande, improvviso timore, mai comparso nei mesi passati a sognare e discutere in Arte e Salute, l’associazione di cui faccio parte e che, dopo il teatro, stava credendo in questa nuova avventura.
Camminavo immersa in domande e paure; vedere uno per uno intorno al tavolo i volti di redattori e redattrici mi aveva messo di fronte alle responsabilità. Pensavo: ce la faremo? Le radio ci manderanno in onda? Riusciremo a fare informazione e cultura sulla salute mentale senza che i redattori siano troppo esposti? Non aggiungerà sofferenza occuparsi giorno dopo giorno di argomenti interessantissimi, ma che spesso evocano anche la parte più dolorosa della propria storia? Quanto andremo avanti? Ce la faremo? Beh, almeno per 750 puntate e più di mille ore di trasmissione ce l’abbiamo fatta. Uno dei motivi è il fatto che il lavoro delle redattrici e dei redattori ha dimostrato, senza possibiltà di dubbio, che la sofferenza riguarda tutta la condizione umana, non solo una parte. Perché “da vicino nessuno è normale”; come ripeteva Misculin, che si definiva “un attore messo sul palco da Basaglia”.
M. Cristina Lasagni, direttrice di Psicoradio
Ma a voi, cosa manca? Servizi che aiutino le persone a trovare una casa, eliminazione dello stigma, maggiore consapevolezza nella società su cosa sia il disagio psichico, la passione che in passato ha portato a cambiamenti rivoluzionari come la Legge 180, legge di tuttə.In questo elenco ci sono solo alcune delle cose che mancano secondo i redattori e le redattrici di Psicoradio; mancano nella cura, ma non solo. Ci vorrebbe più attenzione agli effetti collaterali degli psicofarmaci, psicoterapia gratuita e percorsi di autonomia, CSM più accoglienti e personale appassionato.
Vogliamo condividere con voi questa riflessione – partita da un foglio sul quale ognunə ha scritto “Io so cosa mi manca” – proprio in occasione del compleanno di Psicoradio! Abbiamo infatti soffiato su 15 candeline, abbiamo riflettuto su come ci sarebbe piaciuto festeggiare e abbiamo capito che serve ancora lottare: vogliamo continuare il nostro lavoro culturale sui temi della salute mentale. Ognuna delle 15 candeline spente può rappresentare le priorità di questi anni: dietro il microfono abbiamo imparato a prendere e pretendere uno spazio di parola e, per ogni tema affrontato, sappiamo che ce ne sono altrettanti da approfondire ancora. La salute mentale riguarda tutti. Ma a voi, cosa manca?