
“La mia vita è questo: sapere che i momenti di buio ci sono stati, che molto probabilmente ci risaranno ma che sono solo momenti e che forse, in questo gioco delle parti, possono diventare delle ottime occasioni per rinascere”
Continuiamo anche in questa puntata ad ascoltare il poeta e scrittore Daniele Mencarelli, vincitore del Premio Strega Giovani 2020 con il suo secondo romanzo “Tutto chiede salvezza”, nel quale racconta la sua esperienza di Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) avvenuta a Roma 26 anni fa e le amicizie che nacquero durante il ricovero. Nel 1994, in seguito a una crisi di rabbia Daniele fu ricoverato in un reparto psichiatrico, un luogo nel quale l’ostilità e l’indifferenza di medici e infermieri era la prassi. Non potendo fare altro che sostenersi a vicenda con i suoi cinque compagni di stanza, personaggi inizialmente inquietanti ma altrettanto sofferenti e pieni d’umanità quanto lui, Daniele riuscì a trasformare un’esperienza spaventosa come quella del TSO in un fondamentale momento di svolta per sé stesso. Alla domanda di Michela se è riuscito a tenere viva l’amicizia con quelle persone risponde: “Per tutta una serie di ragioni queste amicizie a volte si riescono a mantenere, altre volte invece non ci si riesce. Molti dei protagonisti del mio libro non ho più avuto modo di vederli, ma rimane la fondamentale importanza che hanno avuto nella mia vita, perché nel momento in cui stringi un’amicizia e nel momento in cui un’altra persona ti cura, ti accoglie, ti aiuta, quella cosa rimane.”
Daniele Mencarelli oggi ha sicuramente una vita migliore rispetto a 26 anni fa ed è riuscito a guadagnarsi il meritato successo letterario, ma rimane consapevole di un grande insegnamento imparato durante le vicende di “Tutto chiede salvezza”: i momenti di buio possono diventare occasioni di rinascita.