
Chiudere i manicomi criminali è un’operazione più difficile ed esaltante che chiudere i manicomi civili, anche se la cosiddetta“legge Basaglia” riguardava circa 50.000 persone e questa poco più di mille
Franco Corleone, commissario del governo per la chiusura degli OPG, ai microfoni di Psicoradio lo ha annunciato testualmente, comunicando che oggi quasi tutte le regioni si sono dotate – o hanno promesso di farlo entro pochi giorni – delle strutture alternative agli Ospedali Psichiatrici giudiziari, le REMS (residenze per l’esecuzione delle misure di sorveglianza).
Oggi solo 97 persone sono ancora internate negli OPG, un numero molto basso se confrontato con le 1400 del passato, poi diventate 1200, e calato giorno dopo giorno da quando è stata approvata la legge (nel 2014) che diceva che entro il 2015 non ci doveva più essere nessun OPG aperto. La proposta era stata fatta la prima volta nel 2010 dalla Commissione del Senato guidata da Ignazio Marino.
Il Commissario Corleone (che è anche garante per i diritti dei detenuti in Toscana) ha appena chiesto al DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) la chiusura dell’OPG di Reggio Emilia, dove attualmente rimangono solo 5 persone ( 3 dalla Lombardia, 1 dalla Toscana e una dal Piemonte). Corleone auspica che il DAP, quindi, chiuda che anche questa struttura entro “giorni, non settimane, non mesi”.
Corleone afferma anche che però rimane ancora da completare la fase forse più difficile: il superamento della logica manicomiale, e a chi ha paura del fatto che persone che hanno commesso delitti anche gravi possano uscire, cosa risponde il Commissario? “Le persone devono sapere che gli internati non sono abbandonati a se stessi, sono in un luogo protetto dove si lavora per far cadere le ragioni dello scompenso che ha portato a una tragedia. Nessuno può essere considerato perduto per sempre. Se riusciamo a far passare questo messaggio, avremo superato l’ostacolo più grande”.
L’ultima volta che ho avuto 16 anni
Alcuni redattori di Psicoradio hanno intervistato Marino Buzzi, scrittore e blogger, sul suo ultimo libro “L’ultima volta che ho avuto 16 anni “. Partendo dalla sua personale esperienza di bullismo l’autore racconta la storia di Giovanni, un ragazzo obeso di 16 anni che viene preso in giro a scuola e ha problemi anche a casa e dopo l’ennesimo attacco decide di andarsene creando scompiglio nel paese.
“Ho voluto rivolgermi sia ai ragazzi sia agli adulti, perché uno dei temi più importanti di questo libro è la mancanza di comunicazione tra le varie generazioni” spiega Marino Buzzi e aggiunge “per combattere il bullismo bisogna partire fin dall’infanziaparlando di rispetto soprattutto nelle scuole, spiegando che la diversità non è un male ma una risorsa”.