“Né matti né pazzi” è il titolo del concorso che Psicoradio lancia, e al quale invita tutti a partecipare, per cambiare le parole, o meglio, per trovare un termine, semplice e non offensivo, con cui definire le persone che soffrono di un disturbo psichico.
Trovare una parola che piaccia e che non addolori, perché spesso le parole legate alla salute mentale, se usate senza rispetto e attenzione, possono fare molto male.
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Il concorso è ancora aperto e la psicoredazione continua ad aspettare nuove parole.
Abbiamo bisogno anche del vostro aiuto! Scrivete la vostra proposta a psicoradio@gmail.com
“GLI INCOSTANTI”
Persone dall’atteggiamento e pensiero incostante. Sanno essere terribilmente buoni e indifesi e terribilmente cattivi e duri.L’incostanza li contraddistingue sia nell’atteggiamento che nell’aggrovigliarsi dei pensieri, per questo è molto difficile saperli prendere per il verso giusto.
“PSICOPATHOS”
Sono stata al Convegno “Impazzire si può” a Trieste e Vi faccio i miei complimenti per lo spot pubblicitario e soprattutto per l’idea del concorso “Né matti né pazzi”.
Il mio suggerimento è la parola “psicopathos”: pathos significa in greco sofferenza o emozione e rappresenta la parte irrazionale dell’anima. Con questo nuovo termine si vuole evidenziare e sottolineare la sofferenza psichica del corpo e dell’anima.
Vinanda
“PARTICOLARMENTE ABILI”
“SENSIBILI ALLE FOGLIE”
Salve sono una assidua ascoltratrice di radio città del capo, ascolto spesso psicoradio e trovo molto interessante l’argomento e soprattutto l’approccio corretto, senza pregiudiziali nei confronti dell’argomento: il disagio psicologico, interiore.
Quando nell’ultima puntata ho sentito che suggerivate agli ascoltatori di individuare un termine alternativo e non offensivo per nominare chi soffre di disagio psicologico,la prima cosa che mi è venuta in mente è un termine che non ho inventato io, ma lo trovo adeguato, un po’poetico forse, al posto di folli o matti io parlerei di persone sensibili alle foglie, la soffferenza interiore è spesso associata ad una grande sensibilità, ad una empatia a volte amplificata verso il mondo, verso la realtà anche nella sua semplicità, realtà che normalmente sfugge a molti…
Come affermavo il termine non l’ho inventato io, ma “Sensibili alle foglie” è una cooperativa di produzione e lavoro, ma è anche uno sguardo sui vissuti delle persone e sulle loro esperienze anche estreme.
Guardando il sito della cooperativa mi ha colpito come la cooperativa stessa ha scelto il logo e il nome, che nasce dal racconto di una donna che ha vissuto in manicomio e che affermava che nonostante gli psicofarmaci e gli elettrochock, nonostante tutto ciò che le era stato fatto per diminuire la sua consapevoleza e sensibilità, lei questa sensibilità alla sofferenza, al dolore suo e degli altri l’aveva mantenuta, fortificata,amplificata, anche la sensibilità alle foglie, che significa una particolare sensibilità verso tutto ciò che vive, anche nelle forme più semplici, in buona sostanza ciò che normalmente sfugge nella vita delle persone che non hanno questo vissuto così drammatico.
Anna
“DIVERSAMENTE SENSIBILI”
A me pare la più appropriata, come mi piace diversamente abile perchè mi sembra che esprima bene il fatto che magari una persona non abbia le abilità più comuni (che tutti hanno dalla nascita ..diciamo per semplificare) ma ne abbia sviluppate delle altre le più incredibili, che le persone comuni non sono stimolate a sperimentare, ignorando le potenzialità che ogni essere umano ha.
E’ un termine che a tante persone disabili (non capisco il motivo) non piace, si sentono sminuite invece che molto più abili delle persone comuni.
L’es. più semplice,
quante cose percepisce un cieco in più di una persona normale?
quante cose percepisce una persona con disturbi psichici in più di una persona normale?
Tutto in più, non in meno, come si è portati a pensare,
Ciao Paola
“TURBOLENTI”
Propongo il termine “TURBOLENTI” ovvero “TURBO…LENTI” ovvero come tutti… normali, un po’ TURBO e un po’ LENTI. Se si ha però la sfortuna di entrare nella spirale chimico-scientifico-diagnostica delle soluzioni preferite dagli psichiatri, ovvero gli psicofarmaci, dati in abbondanza sicuramente in situazioni acute e preferibilmente anche in situazioni normali, così, tanto x mettere in STAND-BY- PAUSA una persona altrimenti “pericolosa e non controllabile socialmente” e x mantenersi nel campo protetto della massima CAUTELA e del RISCHIO ZERO, ecco che la condizione umana del termine TURBO…LENTO entra di diritto in un contesto provocatorio e/o autoironico.
Vi ringrazio x quello che fate, continuate così.
Con affetto
Daniele
“ALTRAMENTE”
Impresa ardua e per questo affascinante.
Senza tanti preamboli vi propongo il termine “altramente”, con i pro e i contro tra cui il plurale che dovrebbe essere grammaticalmente irregolare e a mio avviso ancor più significativo ovvero “altrementi”.
E’ difficile rendere con parole uno stato d’animo o mentale (già qui si apre un mondo), figuriamoci in una parola.
Comunque l’ho scelta perché mi piacciono i giochi di parole, la molteplicità delle significanze, l’inadeguatezza di una lingua che non evolve e mi fermo perché non vorrei pensaste che sono un’altramente, ma lo sono.
Complimenti sinceri per la vostra passione che mi lenisce dall’omologazione dei sentimenti.
Un caro saluto
Mauro
“IPERSENSIBILI”
che “sentono” più delle persone comuni e dunque soffrono di più?
Elianora
“ALTERNATTIVI”
Nicole
“AL DI QUA DELL’ORIZZONTE
OLTRE L’ARCOBALENO”
E’ un non luogo nel quale prima o poi tutti capitiamo.
Vi apprezzo CONTINUATE COSI’, NESSUN SUGGERIMENTO E TANTI IN BOCCA AL LUPO.
Fausta
1.Vulnerabili oscillazioni
di animi sommersi
2.Presenze scomposte in un cielo di specchi
3.Probabili effetti collaterali
di affetti sconnessi.
Gentilissimi, di seguito le mie proposte per l’interessante concorso da voi promosso!
Da sempre mi domando quale sia il significato più profondo della parola follia.
Se di follia ne esista una e una sola o se al contrario un pò tutti, magari in fasi o momenti alterni della vita, non siamo in relatà cullati e accompagnati da quella scia di vortice, ribellione, rabbia, euforia…gioia, dolore, eccesso, ansia, apatia… il tutto, per comodità di termini, riassunto sotto il termine follia.
Qualunque ne sia la natura, ovunque affondano le origini di questo termine, trovo che dietro ogni folle (o presunto folle) si nasconda un incommensurabile fascino.
Perciò ecco le mie parole… follemente libere di descrivere uno dei più antichi, complessi, inetichettabili stati dell’essere.
Un sincero grazie per gli spunti sempre interessanti e per il bel lavoro eseguito!
Giorgia
“ALTRO-ORDINATI”
Ciao a tutta la Psico-Redazione,
sono un Vostro ascoltatore tramite Radio Popolare di Milano.
Senza perdermi in inutili premesse voglio dare il mio contributo alla “definizione”:
Io direi :”altro-ordinati (mentalmente)”.
Un “altro-ordinato” ha una sensibilità diversa e un modo diverso di approcciare la vita, le priorità e le interpretazioni del reale. Un modo diverso di mettere in ordine i pensieri
Il termine “altro ordine” (dell’interpretazione delle cose e dei pensieri) penso possa presentare un’alterità priva di un’iniziale (pre)giudizio e che possa lasciare spazio ad un giudizio personale rispettoso dell’individualità: l’alterità può essere introversa, dolce, aggressiva, irruenta … va definita e quindi va incontrato il soggetto “altro-ordinato”.
Spero il mio piccolo contributo possa essere apprezzato.
Buon lavoro a Tutti Voi.
Nicola
“EVOLUTI INCOMPRESI”
Ho la fortuna di avere incrociato, condiviso e condividere vita privata e lavoro anche con amicizie appellate “persone affette da disturbi psichici”. Grandi pensatori, inventori, artisti, ecc., definiti pazzi, col senno del poi la collettività li ha rivalutati quali geni. Coglierei l’occasione per condividere il termine col quale io li definisco: “menti in grande fase evolutiva terrena”. Purtroppo per loro ritenuti malati, in quanto non allineati ad una maggioranza di menti, omologate a stereotipi ancora scadenti e meno evoluti, situazione che come minimo porta alla depressione.
Nadia
“QUICK”
In inglese significa zona sensibile. Questa parola rende l’idea che una persona può essere maggiormente ferita da un gesto o una parola se ha una sofferenza psichica.
Marianna
“ALTERNATIVI MENTALI”
Andrea
“PSICHI”
Angelo
“RAGIONEVOLMENTE SENSIBILI”
Bea
“MENTI ALTERNATE”
Caterina
“STRANEMENTI”
Gigi
“EXTRASENSIBILI”
Sono come una radio con un’antenna troppo grande: captano segnali che i zucconi testardi non sanno neanche che esistono…
Andrea
“PSY”
Non mi riferisco a GANGNAM STYLE.
Francesca
“DIVERSAMENTE PENSATI”
Lorenzo
“NORMALI”
Amelia
“DIVERSAMENTE NORMALI”
Il termine che uso è ” diversamente normali”, perchè la sfida è cogliere la normalità in chi soffre di disagio psichico e, di conseguenza, trattarli come persone normali .
Carla
“PSICONAUTA”
è vero,
molto spesso si usano termini per commentare l’altrui disagio mentale a volte piu’ spiacevoli che il dolore stesso, psiconauta, non so se questa parola potrebbe risolvere il problema, psiconauti, ovvero viaggiatori del pensiero, oppure dell’anima coloro che hanno aperto tutte le porte della percezione trovando mondi inpossibili da tollerare, tuttavia continuano il loro viaggio in equilibrio su un sottile filo che li separa dal baratro, molti sono psiconauti inconsapevoli del loro viaggio, non avendo aperto quelle porte si sentono normali e camminano con la loro maschera di persona al di sopra di ogni problema, a volte sono proprio questi che avendone paura giudicano il disagio con parole tipo ” non è centro”, “fuori di testa”, “non è a posto”, “non è normale”…
forse uno psiconauta è un “troppo normale”,
la troppa sensibilita’ fa male a menti che vivono in questo mondo di feroce bellezza.
buona fortuna a tutti
un viaggiatore
“B.A.S.”
Io suggerisco B.A.S. può essere acronimo di BISOGNI AFFETTIVI SPECIALI oppure di BISOGNOSI ATTENZIONI SPECIALI ecc.