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Diagnosi: parola di origine greca, utilizzata nella medicina antica con il significato di “riconoscimento”.
Umberto Galimberti, Dizionario di psicologia
“Devo sintetizzare 30 anni di diagnosi, e non è facile”
“A me la diagnosi è stata comunicata male, dopo anni e con tale segretezza che ho avuto paura, la segretezza mi dava l’idea che fosse qualcosa di pauroso, e da questa paura non sono ancora uscita”.
“Non bisogna spaventarsi per le diagnosi, è come leggere gli effetti collaterali dei farmaci”
“A me è capitato che nello stesso momento due medici diversi facessero due diagnosi diverse”
“Le diagnosi con il tempo possono cambiare; e questo è bene, perché in noi c’è sempre la speranza che cambino in meglio”
“Io non voglio sapere cosa vuol dire la mia diagnosi, la mia patologia; perché devo essere io, Marco, che poco a poco ne esco, con l’aiuto di un medico.”
Psicoradio affronta il tema difficile della diagnosi psichiatrica, e lo fa con una puntata dove si mescolano soggettività e pareri esperti.
Nella prima parte, i redattori raccontano loro esperienze di persone “diagnosticate”; nella seconda parte abbiamo raccolto le critiche dello psichiatra americano Allen Frances, che era stato uno dei redattori del DSM IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders).
Il manuale elenca i disturbi mentali e viene utilizzato in tutta la medicina occidentale come testo di riferimento per le diagnosi, ma la nuova versione che sta per uscire , il DSM V, ha suscitato una accesa discussione tra gli psichiatri. Molti di loro, tra cui appunto, Allen Frances, pensano che questa revisione del DSM aumenti i comportamenti diagnosticati come disturbi, e quindi la psichiatrizzazione di comportamenti e stati d’animo, e di conseguenza il consumo di psicofarmaci.